Misteri italiani: la scomparsa di Ettore Majorana

Ettore Majorana, fisico italiano di grandissimo talento, viene ricordato non solo per il suo contributo nel campo scientifico, ma anche per il mistero che avvolge la sua scomparsa, avvenuta nel marzo del 1938.
Distaccato, critico, introverso e modesto, fece parte del gruppo dei Ragazzi di Via Panisperna insieme a D’Agostino, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi: fra tutti, era il più complesso e irrequieto.
Vediamo perché!

La scomparsa di Ettore Majorana: la vita e lo studio

Ettore Majorana nasce a Catania nel 1906, all’interno di una famiglia nota e importante, protagonista di una lunga storia in ambito politico e accademico: fra i suoi parenti stretti si contano giuristi, filosofi, ingegneri e statisti, oltre che alcuni fisici.
A 4 anni è un bambino prodigio, in grado di moltiplicare a mente numeri da tre cifre ancor prima di saper leggere o scrivere: quando si trasferisce a Roma con la famiglia, però, preferisce studi classici, attirato dalle materie umanistiche.
Dopo il liceo, si iscrive a Ingegneria, abbandonandola – poi – per passare a Fisica: si laurea nel ’29 sotto la direzione di Fermi e inizia da subito a collaborare con gli studiosi della città.
Nonostante venga considerato dallo stesso Fermi un vero e proprio genio, Majorana non ama lavorare in gruppo e passa gran parte del suo tempo a sviluppare nuove teorie e cercare soluzioni da solo, dedicandosi, fra gli altri temi, alla Spettroscopia, all’Ingegneria Elettrica, alla Termodinamica e alle Reazioni Nucleari.

Distratto e solitario, sembra quasi che non si impegni, ma la realtà è esattamente all’opposto: lavora, lavora tanto, trova soluzioni e verifica tante teorie solo che, poi, alla fine del ragionamento, una volta capito il meccanismo e risolto ogni dubbio, butta via i fogli, pubblicando pochissimo.
Basti pensare che arrivò per primo all’intuizione della presenza di Neutroni e Protoni all’interno degli Atomi, salvo poi lasciar perdere, congratulandosi tempo dopo con Heisenberg, il fisico tedesco che pubblicò la scoperta.

Anche a seguito dei suoi contatti con gli accademici tedeschi, Majorana si trasferisce in Germania nel ’33, rimanendovi per 10 mesi e lasciandosi affascinare dall’organizzazione sociale: nonostante alcune lettere entusiaste relative alla struttura e al funzionamento del paese, però, pare che il fisico italiano non fosse particolarmente attirato dalle idee del partito nazista, convinto dell’importanza della libertà di pensiero oltre che dell’infondatezza delle teorie sulla razza.

Quando torna in Italia nel ’34, il suo comportamento cambia radicalmente: si chiude in casa per quasi tre anni, lavorando freneticamente, ma senza mai svelare l’oggetto dei suoi studi. Esce pochissimo e, a chi manda lettere, risponde a mano, scrivendo sulla busta un ironico “Si respinge per morte del destinatario”.
Chi riesce a incontrarlo lo trova ansioso, preoccupato, forse spaventato: Majorana ripete a tutti che “gli scienziati sono sulla strada sbagliata”.

All’inizio del ’38 si trasferisce a Napoli, per occupare la cattedra di Fisica dell’Università, sotto la guida di Carelli: alla fine del mese di marzo dello stesso anno, però, succede qualcosa.

La scomparsa di Ettore Majorana: suicidio o fuga?

Il 25 marzo del 1938, Majorana si imbarca sul piroscafo della Tirrenia che deve portarlo da Napoli a Palermo: prima di salire lascia due lettere, una – nel suo studio – è indirizzata ai genitori, la seconda – imbucata prima di partire – è diretta a Carelli.
In entrambe, il fisico si scusa dei disagi che la sua scomparsa potrà provocare: chiede ai genitori di non vestire di nero e di indossare segni di lutto per non più di tre giorni.
La mattina del 26 marzo, però, ancor prima che Carelli possa ricevere la lettera, arriva al suo indirizzo anche un telegramma, sempre di Majorana: il giovane professore gli chiede di non agitarsi, non è successo nulla, il mare lo ha rifiutato e tornerà presto a Napoli.

La Tirrenia stacca un biglietto di ritorno, un passeggero dice di aver condiviso la sua camera con un uomo che assomiglia a Ettore Majorana almeno fino all’alba: il fisico, però, non tornerà mai a Napoli, sparendo letteralmente nel nulla.

Le ricerche, anche alla luce delle lettere inviate, iniziano subito e durano tre mesi: Gentile e Mussolini vengono coinvolti, tutti vogliono ritrovare Majorana, dalla famiglia ai colleghi, passando per i più alti rappresentanti del governo (Mussolini scrisse di suo pugno “Voglio che si trovi” sulla copertina del fascicolo aperto dopo la scomparsa).
Dopo tutto, Majorana non è solo un professore, ma un genio capace di dare un contributo inestimabile agli studi e ai progressi scientifici del tempo.
Ettore Majorana, però, non viene trovato.
Anzi, non viene trovato alcun indizio: la situazione è così particolare e strana da spingere l’allora capo della polizia Bocchini a scrivere “I morti si trovano, sono i vivi che possono scomparire”.

Quindi, quali sono le teorie?
– Majorana era depresso, lo dimostrano le lettere. Forse ha cambiato idea all’inizio, ma poi ha preso coraggio e si è ucciso, gettandosi dal piroscafo durante il viaggio di ritorno;
– Majorana ha scoperto qualcosa di grave durante i suoi studi, forse si è spaventato e ha deciso di porre fine alla sua vita;
– Majorana ha scoperto qualcosa, questo è vero, ma ha deciso di sparire nel nulla, forse chiudendosi in un convento.

Questa terza ipotesi, la più affascinante, è anche quella sostenuta dalla famiglia: prima di sparire, infatti, il fisico aveva ritirato tutti i suoi soldi dalla banca, si era fatto pagare gli stipendi arretrati e, probabilmente, avevo portato con sé il passaporto, che non venne mai più ritrovato.
Un genio della sua portata sarebbe stato sicuramente in grado di fuggire senza lasciare tracce, architettando ogni passaggio con attenzione: in più, nelle lettere non parla mai esplicitamente di suicidio, ma piuttosto di una generica “scomparsa”.
Ci sarebbe da considerare – a questo proposito – anche la sibillina testimonianza del padre guardiano della Residenza di Gesuiti che, in quei mesi, venne più volte indicata come la destinazione scelta da Majorana per continuare la sua vita nell’anonimato: “Perché volete sapere dov’è? L’importante è che egli sia felice”.

Altre ipotesi includono una fuga in Argentina, dove il fisico sarebbe stato addirittura avvistato negli anni ’60, e una fuga in Germania (dove, forse, sarebbe morto durante la guerra): negli anni ’70, però, a Mazzara del Vallo girava un senza tetto che assomigliava terribilmente a Ettore Majorana e parlava addirittura di fisica…

 

Qual è la verità? Probabilmente non lo sapremo mai.
Resta la figura misteriosa di un vero e proprio genio, tormentato dai suoi stessi studi.

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