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Lo Skirvin Hotel: fra storie di fantasmi e marketing

Lo Skirvin Hotel, da pochi anni parte del gruppo Hilton, è uno degli edifici storici di Oklahoma City: costruito nel lontano 1911, è rimasto in attività per quasi 80 anni, salvo poi subire una lunga chiusura a partire dal 1988. Riaperto nei primi anni 2000 dopo una ristrutturazione completa, è tornato al suo antico splendore ed è diventato un punto di riferimento per le squadre di NBA in trasferta: l’albergo, infatti, è a 10 minuti dalla Chesapeake Energy Arena.
La fama guadagnata da questo hotel negli ultimi anni, però, non è legata al design, alla comfort, alle soluzioni tecnologicamente avanzate presenti in ogni stanza: come nel più classico dei classici, lo Skirvin Hotel è diventato famoso per “colpa” di un fantasma!

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Lo Skirvin Hotel

La leggenda non è delle più originali: il primo proprietario dell’Hotel – il Signor Skirvin in persona – avrebbe intessuto una relazione clandestina con una delle sue cameriere, una certa Effie.
Quando Effie rimase incinta, Mr. Skirvin pensò di chiuderla in una delle stanze al decimo piano dell’albergo, in modo da non mettere a rischio il proprio buon nome: la clausura, la solitudine e la tristezza, però, spinsero Effie a un gesto estremo. La ragazza prese in braccio il suo bimbo e si gettò dalla finestra.

Come è facile immaginare, non esistono documenti sulla vita di Effie: in effetti, non sappiamo nemmeno se sia davvero esistita. Allora?
Come mai possiamo parlare di questa infestazione? Grazie alle testimonianze, niente meno, dei giocatori NBA!

In origine fu Kyrie Irving: dopo una prestazione non brillantissima sul campo, si giustificò dicendo di aver passato una nottata terribile. Al suo arrivo in camera tutto sembrava in ordine, ma – nel cuore della notte – il giocatore sarebbe stato svegliato da alcune cimici enormi, che zampettavano liberamente sul suo letto.
Dopo di lui, molti altri parlarono.

Eddy Curry, per esempio, disse di aver visto – proprio al decimo piano – una donna nel corridoio: l’albergo, però, avrebbe dovuto essere riservato esclusivamente alla squadra. Il cestista, terrorizzato, finì a dormire nella stanza del compagno Robinson.
Taj Gibson venne svegliato nella notte dalla porta del bagno, chiusa con violenza (Derrick Rose confermò di aver sentito rumori simili); Wesley Johnson, invece, disse di aver trovato la porta del bagno aperta e la vasca piena d’acqua. Tim Duncan, nel 2014, raccontò che, una volta arrivato all’hotel e ritirata la sua chiave, si ritrovò un po’ spiazzato davanti alla porta della sua camera: dall’interno provenivano rumori inspiegabili, compreso il pianto di un bambino. Tornato in reception, il giocatore venne riaccompagnato al piano da un addetto alla sicurezza che – nonostante i colpi insistenti alla porta – non riuscì a farsi aprire.
A Duncan venne data la chiave di un’altra stanza, ma la direzione gli disse che la stanza precedente doveva essere vuota e che nessuno era stato messo lì dentro per sbaglio al posto suo.
Tim Hardaway Jr è uno degli ultimi testimoni: il cestista avrebbe trovato lo spazzolino spostato e sarebbe stato disturbato per tutta la notte dal rumore di passi, voci e strani stridii provenienti dal muro.

I dubbi riguardo allo Skirvin Hotel sono molti: Effie, come abbiamo detto, potrebbe non essere mai esistita e, in più, Irving sarebbe stato selezionato per partecipare a un film in cui si parla proprio di esperienze come le sue.
E se fosse tutto marketing?
In molti si è insinuato il dubbio che forse l’hotel stesso abbia deciso di pagare i giocatori della NBA per farsi pubblicità in questo modo davvero inconsueto!

Sarà vero?
Nel frattempo, per non sbagliare, molte squadre hanno optato per altri alberghi, assicurandosi le migliori prestazioni da atleti ben riposati!

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