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I fantasmi di Torino (e dintorni)

Torino è una delle città più eleganti e misteriose d’Italia: la sua storia risale i secoli fino ai primi anni prima di Cristo, articolandosi fra eventi di grandissima portata, sconvolgimenti economici/politici e anche diverse leggende urbane.
Il capoluogo piemontese è, da sempre, “conteso” fra le forze della magia bianca e le forze della magia nera, ospitando uno scontro che dura da generazioni: i fantasmi di Torino, sullo sfondo, popolano alcuni dei racconti più inquietanti e interessanti ambientati fra le strade della prima capitale italiana.
Quali sono i più famosi?

Gli spettri torinesi sono quasi tutti legati a case o ville, sia in centro che sulla collina.
Villa Scott, per esempio, è piuttosto nota con il nome di “villa del bambino urlante” e deve parte della sua fama alla sua apparizione nel film Profondo Rosso di Dario Argento (1975): nella pellicola non si vede solo l’esterno cupo e tetro dell’edificio (situato in Corso Lanza, 57), ma anche gli interni originali legati al passato utilizzo della casa come Residenza delle Suore della Redenzione.
Palazzo della Vittoria, in Corso Francia 23, è famosissimo per il suo portone in stile Liberty sormontato da alcuni dragoni: la sua costruzione è legata indissolubilmente alla morte prematura dell’architetto Giovanni Battista Carrera e al suicidio – pochi mesi dopo – del committente dei lavori.
Fin dagli anni ’20 la villa è stata oggetto di dicerie e leggende e la sua notorietà le ha permesso di essere utilizzata nel film horror “La maschera etrusca” e nel romanzo “Un marito per Jolanda”.
Villa Capriglio, in Via Pastrengo 29, è la casa con la storia più lunga e tormentata: costruita a partire dal 1706 e passata di mano in mano fin dai primi anni dal suo completamento, la villa avrebbe ospitato messe nere e riti satanici oltre ad essere protagonista di fenomeni di sparizione nelle notti invernali di plenilunio.
Protagonista di un restauro mai concluso negli anni ’70, è da diversi anni in rovina, in attesa di un nuovo acquirente.

Non mancano, poi, alcuni spettri in punti precisi della città:
– in un negozietto di Via Madama Cristina, 64, circa 100 anni fa, si poté assistere per alcuni giorni ad un vero e proprio teatro, con lancio di oggetti, vetri in frantumi, finestre spalancate e porte sbattute;
– nella Cittadella, più precisamente nelle sale del Museo Pietro Micca, si aggira un fantasma con una strana giubba verde, forse un militare ai tempi dell’assedio francese;
– Palazzo Barolo è stato protagonista, nel lontano 1695, della “manifestazione” del crollo del salone centrale, forse presagio del triste destino dei suoi abitanti;
– Rondò della Forza, e precisamente Via Santa Chiara, vede ancora aggirarsi lo spettro del Boia di Torino.

Menzione d’onore merita, però, un fantasma distinto e nobile, che “infesta” poco fuori città la Reggia di Venaria: si tratterebbe di Vittorio Amedeo II, così infastidito dalla folla di turisti a volte maleducati, da aggirarsi col suo cavallo per i corridoi di casa, controllando il comportamento dei visitatori.
C’è chi dice di aver sentito rumore di zoccoli passeggiando per le stanze…

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