Il caso Gianni Versace: dalla realtà alla televisione

Gianni Versace è stato – ed è – uno degli stilisti più influenti della moda internazionale: cambiò completamente il settore, trasformandolo in fenomeno di massa, utilizzò le supermodelle e le fece diventare Top, collaborò con fotografi, artisti e riviste per creare linee e soluzioni diverse dal solito, che potessero trasformare e aprire un ambito rimasto “chiuso” troppo a lungo.


Nato nel 1946 a Reggio Calabria, si era avvicinato alla moda grazie all’atelier della madre, sarta di professione: il suo studio, al numero 13 di Via Tommaso Gulli, sarebbe diventato il punto di partenza dell’avventura Versace, la prima boutique, aperta ancora oggi.
Nel ’72, a 25 anni, si era trasferito a Milano, cambiando per sempre la sua vita: lì aveva iniziato a lavorare come disegnatore di abiti prima per altri (ad esempio, Callaghan e Complice) e poi per se stesso. Già nel 1978 era riuscito a presentare la prima collezione da donna con il suo nome.

Da quel momento, la sua carriera comincia un’inarrestabile ascesa, fatta anche di collaborazioni con alcuni artisti riconosciuti a livello mondiale (Avedon è il più famoso, ma ci furono anche Weber, Ritts, Helmut Newton), con il mondo del teatro e quello del balletto.
Le sue idee sono rivoluzionarie, le sue proposte (ad esempio, gli inserti metallici, poi diventati una costante del suo stile) fanno prima storcere qualche naso e poi convincono: fra anni ’80 e ’90 arriva prima a Parigi e poi a New York (con la linea giovanile Versus)
Nel frattempo, viene nominato Commendatore della Repubblica Italiana e, in Francia, ottiene la Grande Medaille de Vermeil de la Ville de Paris.

Sembra che lo stilista e imprenditore italiano sia ormai lanciato verso un successo senza precedenti, quando – il 15 luglio del 1997 – il sogno si infrange.

IL CASO GIANNI VERSACE

Alle 09.03 della mattina del 15 luglio 1997, Gianni Versace sta salendo i gradini d’ingresso della sua casa, a Miami Beach.
Il compagno, lo stilista Antonio D’Amico, si trova all’interno dell’abitazione e non può vedere quello che sta per succedere.

All’improvviso, il 27enne Andrew Cunanan, già ricercato per almeno altri quattro delitti avvenuti in giro per gli Stati Uniti, gli spara.
Versace cade a terra, mentre D’Amico – sorpreso dal rumore degli spari – corre all’esterno: lo stilista muore in pochi secondi.

A pochi passi dal corpo, viene trovata anche un colomba: per alcuni è un simbolo lasciato dalla mafia per rivendicare l’assassinio, gli investigatori – però – confermano che l’animale sarebbe stato semplicemente colpito in volo da un frammento di proiettile.

Il volto di Cunanan – un ragazzo di buona famiglia che si era trasformato, in pochi mesi e inspiegabilmente, in un serial killer tossicodipendente particolarmente violento (non si limita a sparare alle vittime, ma le tortura e le uccide a colpi di martello) – rimbalza in poche ore su tutti i principali canali televisivi.

La ricerca finisce dopo poco più di una settimana: alcune segnalazioni portano gli investigatori a una chiatta poco lontano dalla casa di Versace.
Cunanan si è ucciso, sparandosi con la stessa pistola con cui ha ucciso lo stilista italiano.

IL CASO GIANNI VERSACE OGGI

A vent’anni esatti dalla morte di Gianni Versace, è stata confermata la notizia dell’arrivo di una nuova serie tv – American Crime Story – che, dopo una prima stagione dedicata ad O.J. Simpson, parlerà nel 2018 proprio di questo assassinio insensato.

Fra i protagonisti, Penelope Cruz (che interpreterà Donatella Versace), Edgar Ramirez (Gianni Versace) e Ricky Martin (Antonio D’Amico).
Non si tratterà di un vero documentario, ma – come per la prima stagione – di un docu-drama, che rivedrà in chiave televisiva uno dei casi più sconvolgenti degli anni ’90.

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