Quello della Colonia Perduta di Roanoke è uno degli enigmi più antichi della storia americana, tanto antico da precedere addirittura la nascita degli Stati Uniti: è una di quelle storie che fanno parte della tradizione del paese, uno di quegli aneddoti che vengono raccontati con una punta di mistero fin dai primi anni di scuola e che tornano ciclicamente a far capolino anche nella cultura popolare.
La leggenda fa più o meno così:
Nel 1587, un gruppo di coloni britannici si insediò – o tentò di farlo – sull’isola di Roanoke, a largo delle coste del North Carolina, ma le provviste iniziarono presto a scarseggiare. Un piccolo gruppetto decise, allora, di ripartire per cercare degli approvvigionamenti per tutti, ma il viaggio in mare durò fra andata e ritorno quasi tre anni: nel 1590, dopo tanto mal tempo, il nuovo sbarco su Roanoke rivelò qualcosa di incredibile.
Non c’era più nessuno.
Nessun abitante, nessun corpo. Solo case vuote, con attrezzi e strumenti di lavoro lasciati così, come se fossero tutti spariti nel bel mezzo della giornata.
Su un albero un’incisione sinistra: CROATOAN.
Ora, non è difficile notare quegli elementi che sono cardine di una buona storia dell’orrore:
- un viaggio difficile
- tempeste e piogge
- cibo che scarseggia
- colonia che è costretta a dividersi
- sparizioni inspiegabili
- case intatte, nessun segno di lotta
- un’incisione incomprensibile, un rebus da risolvere
Le teorie si sono moltiplicate nel corso dei secoli, arrivando a comprendere fenomeni paranormali e massacri da parte di misteriosi visitatori: lo scrittore Harlan Ellison ne ha parlato in un libro; Stephen King ha inserito l’episodio in una serie tv (La Tempesta del Secolo), American Horror Story ha dedicato l’intera sesta stagione a questo argomento.
Ma c’è un uomo che, invece di lasciarsi trasportare alla fantasia, ha deciso di indagare: si tratta di Scott Dawson, autore di The Lost Colony and Hatteras Island.
Lo studioso ha fondato insieme alla moglie la Croatoan Archeological Society dopo che alcuni ricercatori di Bristol e Michigan avevano trovato durante degli scavi sull’isola di Hatteras alcuni resti di stoviglie di origine britannica. Supportati da archeologi, geologi, biologi ecc. i due hanno potuto dare solide fondamenta a una teoria che oggi suona come la più concreta e plausibile: la Colonia Perduta di Roanoke non è andata affatto perduta, perché i viaggiatori britannici si sarebbero semplicemente uniti a una delle popolazioni vicine, la tribù Croatoan (ed ecco il perché dell’incisione), residente proprio ad Hatteras. E il cerchio si chiude.
Non si era pensato a questa possibilità all’epoca? Certo che si, ma le spedizioni organizzate già nel 1590 erano state poi smantellate a causa delle difficili condizioni di navigazione e del maltempo.
Nel 1071, poi, l’esploratore John Lawson aveva raggiunto i discendenti di quella tribù e aveva riportato che tanti sostenevano di avere avi bianchi: insomma, forse, proprio i coloni di Roanoke.
Perché questi studi sono così importanti? Non è certo solo una questione di debunking.
Per Dawson, infatti, parlare della verità permette di restituire dignità e spazio nella storia alla tribù Croatoan, troppo spesso dimenticata a favore di una spiegazione mistica o paranormale.
Permette, cioè, di rimettere le cose a posto.