Forse non ve ne sarete accorti, ma negli ultimi anni il piccolo e il grande schermo hanno ri-ospitato un tema mai davvero morto e sepolto, un argomento che ciclicamente ritorna in primo piano e che – sotto sotto – non sparisce mai davvero: la lotta di classe.
La trasformazione è cominciata qualche tempo fa, con alcuni riferimenti inseriti in pellicole come la Notte del Giudizio (dove i ricchi sono spesso e volentieri bersagli privilegiati), ed ha continuato a crescere arrivando, per esempio, alla più recente Casa di Carta: qui si combatte l’alta finanza e, nonostante poi al centro finiscano le vicende dei singoli protagonisti, è innegabile che di base ci sia una sottile critica sociale. In fondo, la gente ama il Professore e i suoi proprio perché si oppongono a un sistema ritenuto ingiusto.
Passando all’ultimo biennio, poi, possiamo citare ben tre opere che affrontano l’argomento da angolazioni differenti: Us, Joker e Parasite.
In Us, successo di Jordan Peele (che aveva toccato parzialmente il tema del privilegio già nel precedente Get Out), il tema della lotta viene agganciato a quello della felicità: se si escludono gli elementi aggiunti per realizzare una pellicola horror emozionante e angosciante, la critica al sistema sociale emerge in modo evidente. Il vivere nascosti, l’essere ombre, il desiderio di poter ribaltare la situazione, la ricerca della libertà: ogni riferimento esprime in modo piuttosto chiaro un aspetto della divisione fra classi e delle sue conseguenze sul singolo e sulla comunità.
Joker, di Todd Phillips, aumenta se possibile il carico, parlando di tematiche molto delicate, come la malattia mentale, l’emarginazione, l’alienazione e l’assenza di un sistema che possa effettivamente prendersi cura dei più deboli.
Quello che si può vedere, però, è un sistema che aiuta i ricchi e dimentica i poveri, una struttura sociale difettosa che permette a un programma televisivo di prendersi gioco di chi manifesta una debolezza.
Di fronte all’indifferenza, la soluzione – secondo Joker almeno – è la violenza, l’allontanamento da ogni forma di controllo.
Arriviamo, così, al meraviglioso Parasite di Bong Joon-ho.
Qui, forse, c’è la più cruda rappresentazione della lotta di classe, con una trama che non divaga mai, che non si concentra mai sulle vicende di un singolo, ma tratta lo scontro come assoluto protagonista.
I ricchi e i poveri non sono solo diversi economicamente.
Sono diversi umanamente e culturalmente. Sono per certi versi incompatibili.
Ma non basta.
Perché anche fra poveri è impossibile collaborare: persino chi non ha nulla continua a competere, a sgomitare, a sacrificare gli altri per emergere.
Il capitalismo ha vinto, l’individualismo assoluto è l’unico modello possibile.
La commedia diventa così dramma e poi horror, con un finale agrodolce.
Niente si è risolto.
Almeno per ora.