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La Tragedia di Superga: 4 maggio 1949

La tragedia di Superga si verificò al termine di una lunga catena di eventi, che trovò il suo inizio nel mese di febbraio del 1949 e la sua tragica fine nel pomeriggio del 4 maggio dello stesso anno.

All’inizio del ‘49, la Nazionale Italiana di Calcio, che comprendeva in quel momento moltissimi giocatori del Torino, aveva vinto in Portogallo con un meraviglioso 4-1: Ferreira, capitano della squadra portoghese, aveva allora chiesto a Mazzola di portare il Torino a Lisbona, nel maggio successivo, per una partita contro il suo Benfica.
Mazzola ne aveva discusso con Novo, presidente della Commissione Tecnica, arrivando a un accordo: se i granata avessero battuto l’Inter a San Siro – praticamente assicurandosi il quinto scudetto consecutivo – avrebbero potuto fare anche quella trasferta.

La partita con l’Inter si rivelò sofferta, ma anche positiva: il risultato finale fermo sullo 0-0 consentì al gruppo di preparare il viaggio per il Portogallo.

Valentino Mazzola
Valentino Mazzola

La squadra partì, quindi, il 2 maggio: solo alcuni membri dello staff e pochissimi giocatori, per coincidenze o problemi con i documenti, rimasero a terra.
Fra loro, Giuliano, che lasciò il suo posto all’inizialmente scartato Casalbore, Gandolfi, a cui venne preferito il più giovane dei fratelli Ballarin, e Toma, rimasto in Italia per una distorsione. Al suo posto partì Marosio.
A Mazzola, colpito da un’influenza, venne chiesto di restare in città, ma il capitano si rifiutò di mancare all’evento, rispondendo: “I campioni e lo sport vanno onorati degnamente”.
Non salirono sull’aereo nemmeno il giornalista Nicolò Carosio (che venne sostituito da Tosatti) e Novo, in quel momento malato.

La partita contro il Benfica non finì con un punteggio positivo, il Toro perse di misura, ma consentì a tutti i partecipanti di godere di un gioco divertente e coinvolgente, degno di due delle più forti squadre europee di quegli anni.

La mattina del 4 maggio 1949, il Grande Torino si preparò a tornare in Italia: arrivo previsto alle ore 17.00.
Il comandante del Fiat G 212, Meroni, venne informato delle cattive condizioni meteorologiche: nel capoluogo piemontese pioveva molto, il Po era addirittura in piena. Si decise, quindi, inizialmente di atterrare a Milano e tornare a Torino con il bus della squadra (il “Conte Rosso”). Dopo lo scalo a Barcellona – durante il quale il Torino incrociò il Milano diretto a Madrid – i piani cambiarono, e si decise nonostante tutto di atterrare proprio a Torino.

L’ultimo contatto fra Aeritalia e il comandante si verificò alle 16.58:
Visibilità zero. Se volete atterrare dovete volare alla cieca
Quota duemila. Tagliamo su Superga”.

Non si sa di preciso cosa sia avvenuto dopo questo scambio: forse un guasto ai macchinari fece credere al comandante di essere a 2000 metri di quota e di poter, così, sorvolare la collina di Superga. In realtà, l’aereo volava a poco più di 200 metri di altezza: non andrò oltre la collina, ma la prese in pieno.
Il Fiat G 212 si schiantò contro il bastione, sfondandolo, per poi finire in pezzi sulla spianata.

I soccorsi arrivarono subito: contadini, muratori, abitanti della zona e anche il cappellano Don Tancredi Ricca, che capì subito la gravità dell’incidente e iniziò ad aggirarsi fra i rottami in cerca dei passeggeri.
Le prime chiamate ai soccorsi partirono alle 17.00.

Fra i testimoni, i residenti che cercavano di capire cosa fosse appena successo, si insinuò un dubbio: maglie granata, scudetti, borsoni sportivi. In pochi minuti, tutti capirono di trovarsi davanti alle salme dei giocatori del Grande Torino: la notizia fece quasi immediatamente il giro d’Italia, richiamando alla collina un numero enorme di persone.

Fra loro anche Vittorio Pozzo, ex CT che considerava quei calciatori come figli: appena arrivato, vide i corpi di Loik, Castigliano e di uno dei Ballarin. Iniziò, allora, a girare fra i rottami, riconoscendo per quanto possibile i corpi.
John Hansen, giocatore della Juve accorso sul luogo appena sentita la notizia, lo vide camminare nella spianata, gli si avvicinò e, posandogli una mano sulla spalla, disse solo: “Your boys…”.
I carabinieri chiesero a Pozzo di fare i riconoscimenti ufficiali: alcuni giocatori vennero identificati solo grazie agli anelli, ai vestiti, agli oggetti personali o ai documenti. Martelli e Maroso furono purtroppo riconosciuti solo per esclusione.

La scomparsa del Grande Torino generò un’intensa reazione emotiva nella città: ai funerali non parteciparono solo i tifosi granata, ma migliaia di cittadini, sconvolti per la fine ingiusta di quelli che erano non solo calciatori famosi, ma anche – e soprattutto – giovani ragazzi nel pieno della vita.
Alle esequie, il Presidente Federale Barassi chiamò i giocatori uno per uno e consegnò ufficialmente lo scudetto alla squadra. A Mazzola, Barassi disse: “La vedi questa bella Coppa? La vedi com’è bella? È per te, è per voi. È molto grande, è più grande di questa stanza, è grande come il mondo: e dentro ci sono i nostri cuori”.

Le conseguenze della Tragedia di Superga colpirono il calcio per molti anni: Carapellese e Lorenzi, per esempio, non presero mai più un aereo nella vita. Nel 1950, la Nazionale Azzurra si recò ai Mondiali del Brasile in nave, arrivando stremata e fuori forma.

I morti di quel 4 maggio 1949 furono 31.
Ecco i loro nomi:

Giocatori

Valerio Bacigalupo (25, portiere)

Aldo Ballarin (27, difensore)

Dino Ballarin (23, portiere)

Émile (Milo) Bongiorni (28, attaccante)

Eusebio Castigliano (28, mediano)

Rubens Fadini (21, centrocampista)

Guglielmo Gabetto (33, attaccante)

Roger (Ruggero) Revelli Grava (27, centravanti)

Giuseppe Grezar (30, mediano)

Ezio Loik (29, mezzala destra)

Virgilio Romualdo Maroso (23, terzino sinistro)

Danilo Martelli (25, mediano e mezzala)

Valentino Mazzola (30, attaccante e centrocampista)

Romeo Menti (29, attaccante)

Piero (Pierino) Operto (22, difensore)

Franco Ossola (27, attaccante)

Mario Rigamonti (26, difensore)

Július (Giulio) Schubert (26, mezzala)

Egidio (Arnaldo) Agnisetta (55, Direttore Generale)

Ippolito Civalleri (66, Dirigente Accompagnatore)

Andrea Bonaiuti (36, organizzatore delle trasferte)

Allenatori

Egri Erbstein (50, Direttore Tecnico)

Leslie Lievesley (37, allenatore)

Ottavio Cortina (52, massaggiatore)

Renato Casalbore (58, giornalista per Tuttosport)

Renato Tosatti (40, Gazzetta del Popolo)

Luigi Cavallero (42, La Nuova Stampa)

Equipaggio

Pierluigi Meroni (33, primo pilota)

Cesare Bianciardi (34, secondo pilota)

Celeste D’Inca’ (44, motorista)

Antonio Pangrazzi (42, radiotelegrafista)

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