Every Frame a Painting è un canale di Youtube dedicato ad alcune curiosità e approfondimenti a tema cinematografico: uno dei video più interessanti – citato anche dai registi nominati nel corso del mini documentario – riguarda la Visual Comedy e uno dei suoi più amati esponenti. Buster Keaton.
Il video definisce le poche, semplici, regole grazie alle quali Keaton era in grado – ancor prima degli anni ’20 – di costruire una gag “fisica”, fatta di azioni piuttosto che di parole, di movimenti, gesti e pantomime piuttosto che di sottotitoli.
Il regista e attore, infatti, odiava le Title Cards, cioè gli schermi neri e i testi bianchi utilizzati nei film muti per spiegare le scene agli spettatori: in media, una pellicola poteva contenerne fino a 200; Keaton ne ha usate al massimo 56.
I punti da rispettare erano davvero pochi, meno di 10:
1 – Mai DIRE quello che vuoi far VEDERE: ogni gesto doveva essere unico, senza mai ripetersi. La gag finiva nel film solo se funzionava, altrimenti andava buttata senza ripensamenti.
2 – Stabilire sempre l’INQUADRATURA più efficace, limitando la scena e guidando l’occhio dello spettatore: ogni frame doveva contenere un solo elemento principale, per non costringere il pubblico a dover scegliere dove guardare.
3 – Usare le quattro direzioni (su, giù, destra, sinistra) per costruire un mondo “piatto”, nel quale i personaggi sanno e vedono esattamente ciò che sanno e vedono anche gli spettatori. Una gag poteva, però, essere costruita anche con un altro movimento, cioè verso la telecamera o lontano da essa: un tipo di spostamento che si può ritrovare ancora oggi in Wes Anderson, per esempio.
4 – Utilizzare la geometria per effetti comici: quadrati, triangoli, rettangoli, cerchi e linee parallele potevano e dovevano essere introdotte nell’inquadratura per costruire la scena ed evidenziare i punti fondamentali di ogni azione.
5 – Alternare gag impossibili – surreali come trucchi di magia – a gag naturali: le prime (disegnare un chiodo sul muro con un pennello e poi appenderci un cappello) erano perfette per un cortometraggio; le seconde – nate come conseguenza dello svolgimento della trama – servivano a costruire un lungometraggio, sostenendo la storia.
6 – Unire improvvisazione e strategia, in un 50 e 50: un errore non andava buttato a prescindere, ma poteva essere la base per un nuovo passaggio creativo, una direzione a cui nessuno aveva pensato in precedenza.
7 – D’altra parte, se una gag non riesce meglio eliminarla: ogni scena andava fatta da lui e in un solo take, per non perdere il suo effetto realistico e risultare falsa. Secondo Keaton, una scena era tanto più divertente quanto sembrava “capitata sul momento”, senza tante prove, senza tagli, senza controfigure.
Queste sette regole, secondo il video di Every Frame a Painting, erano e sono alla base della Visual Comedy di Keaton e hanno influenzato, fra gli altri, il già citato Anderson, Edgar Wright, Bill Murray e Jackie Chan.
Un genio senza confini, che a distanza di quasi cent’anni continua a ispirare, senza invecchiare di un giorno!