Fin dal termine del secondo conflitto mondiale, il 6 giugno è stato ricordato come D-Day dell’Operazione Overlord, cioè la data scelta dagli Alleati per effettuare lo sbarco in Normandia.
La missione, nata con l’intenzione di alleggerire il fronte orientale e sfondare le linee tedesche in Francia per aprirsi gradualmente un varco prima verso Parigi e poi verso la Germania, si divise in diverse fasi, che coinvolsero fanti e aviazione di tantissimi paesi: non solo l’esercito statunitense o quello britannico, quindi, ma anche neozelandesi, australiani, canadesi, olandesi, norvegesi, greci, belgi, polacchi e cecoslovacchi.
Tutti si coordinarono per oltrepassare le linee nemiche in un’invasione via mare (dalla penisola di Cotentin) e aria (da Caen) che iniziò già nelle primissime ore del 6 giugno: a essere raggiunte furono cinque spiagge francesi, in una lingua di terra lunga poco più di 80 Km.
Lo sbarco in Normandia – in codice, Operazione Neptune – è ricordato ancora oggi come la più massiccia operazione militare anfibia della storia: ecco alcune curiosità.
1 – Il termine “D-Day” viene spesso confuso e identificato esclusivamente con lo sbarco del ‘44: in realtà, nel gergo inglese, questa particolare etichetta viene data a tutti i giorni fondamentali all’interno delle missioni militari.
La D sta, molto banalmente, per Day, quindi “giorno”.
2 – Le cinque spiagge scelte per lo sbarco vennero rinominate prima dell’inizio dell’operazione: i loro nomi erano Utah, Omaha, Sword, Juno e Gold.
Fra loro, a farsi scenario degli scontri più violenti furono Omaha e Juno, che contarono gravissime perdite fra soldati e civili.
3 – L’Operazione Neptune, cioè lo sbarco in Normandia vero e proprio, faceva parte della più estesa Operazione Overlord, che comprendeva anche tutta la fase di preparazione e gli scontri previsti sul territorio francese una volta toccata terra.
Una terza Operazione, cioè Bodyguard, era – però – già stata fatta partire nel ’43, con l’intento di depistare lo spionaggio tedesco.
Le varie fasi di questa particolare operazione, la più famosa delle quali venne rinominata Fortitude, prevedevano l’utilizzo di agenti segreti, intelligence, carri armati gonfiabili, aerei di legno, eserciti e mezzi da sbarco fittizi, posizionati in modo che fossero perfettamente visibili da parte della Luftwaffe, cioè l’aviazione nazista.
L’obiettivo era far credere alla Germania che l’attacco sarebbe stato molto più tardi, in Norvegia o nella Francia meridionale: l’idea funzionò, tanto che un ingente distaccamento dell’esercito tedesco rimase inutilmente a Calais per bene sette settimane.
4 – Primo obiettivo dello sbarco era lo sfondamento del Vallo Atlantico, temibile serie di fortificazioni costruite dalla Germania in una linea immaginaria che univa la Norvegia alla Spagna. Nei piani del Reich, doveva diventare la più imponente linea di difesa mai costruita: in realtà, non venne mai conclusa e gli alleati la superarono già nella serata del 6 giugno.
5 – Lo sbarco in Normandia era stato organizzato per il 5 giugno 1944: le previsioni meteo sfavorevoli avevano, però, portato a uno slittamento di 24 ore.
Il giorno dopo, il meteo era rimasto quasi esattamente lo stesso, con la differenza che i venti si erano leggermente calmati: l’operazione partì comunque, cogliendo di sorpresa i tedeschi, che avevano ritenuto che – con quel tempo – nessuno avrebbe tentato un’invasione. Per questo motivo, avevano lasciato gran parte dei propri soldati nelle retrovie.
7 – Fra gli alleati ci furono diversi soldati “illustri”: fra questi, J.D. Salinger, poi autore de Il Giovane Holden nel ’51, e Theodore Roosevelt Jr, figlio del Presidente degli Stati Uniti.
8 – Lo sbarco – ricordato per l’epicità delle missioni e il coraggio dei soldati – ha comportato anche conseguenze catastrofiche: 10.000 morti fra i militari (2mila solo a Omaha Beach), tantissimi civili coinvolti e interi villaggi distrutti nel giro di una sola giornata.
Non si contarono anche casi di gravissimi errori di comunicazione, con fuoco amico su soldati e abitanti.