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6 aprile 1483 – 6 aprile 1520: Raffaello Sanzio

Il presunto autoritratto di Raffaello Sanzio
Il presunto autoritratto di Raffaello Sanzio

Nella vita di Raffaello Sanzio c’è una particolarità davvero inusuale: l’artista originario di Urbino è infatti nato e morto lo stesso giorno, il 6 aprile.

La fine è arrivata nel 1520, esattamente 500 anni fa: il pittore e architetto è stato ucciso da una febbre lunga più settimane, a soli 37 anni, nel momento del suo massimo splendore professionale.
In quegli anni, infatti, Raffaello veniva chiamato da Papi ed esponenti di spicco di famiglie in vista, lavorava al fianco di veri e propri geni (Leonardo, Michelangelo, Bramante…), sperimentava in studio e proponeva soluzioni innovative sia per le sue opere pittoriche che per i suoi interventi architettonici. La morte lo ha colto proprio mentre stava ultimando uno dei suoi dipinti a tempera più famosi: La Trasfigurazione (iniziato nel 1516 per volere di Giulio De’ Medici).

La carriera era iniziata nell’infanzia, quando il giovane Raffaello aveva imparato nella bottega paterna i rudimenti del mestiere: Giovanni De’ Santi era, infatti, un pittore di buona fama e aveva permesso al figlio di compiere i primi passi nel campo.

Giovanni morì, però, nel 1494, lasciano solo l’allora undicenne Raffaello: ancora giovanissimo, l’artista urbinate maturò professionalmente in pochi anni, arrivando a completare la sua prima opera già nel 1498 (Madonna con Bambino, nella casa paterna).

L’apprendistato dal Perugino cambiò le cose, permettendogli di ottenere le prime collaborazioni (la Natività della Madonna nel 1497 e gli Affreschi del Collegio del Cambio a Perugia dal 1499): dal 1499 iniziarono anche le commissioni, con lo Stendardo della Santissima Trinità a Città di Castello (Raffaello aveva solo 16 anni).

A partire dai primi anni del ‘500, poi, l’artista conobbe un’incredibile ascesa: dal 1503 cominciò a viaggiare (Firenze, Roma, Siena…), ottenendo fama e riconoscimento già dal 1505 (ricordiamolo, a soli 21 anni).
La consacrazione vera e propria arrivò con Lo Sposalizio della Vergine (1504), grazie al quale poté trasferirsi a Firenze e lavorare per 4 anni nella stessa città in cui risiedevano Leonardo e Michelangelo (e approfondire la passione per i ritratti, con la Muta, la Dama con liocorno e la Donna Gravida, per esempio)!

Nel 1508 avvenne una svolta importantissima nella vita dell’artista di Urbino: Papa Giulio II, infatti, lo convocò insieme ad altri pittori per rinnovare gli appartamenti papali, mentre Michelangelo portava avanti la Cappella Sistina e Bramante si dedicava a realizzare una nuova Basilica.

Bastarono però pochi interventi a convincere il Papa a scegliere esclusivamente Raffaello per le stanze interne e private: fino al 1515, il pittore si dedicò a queste pareti, dando vita ad alcune delle sue opere più rappresentative.
Un esempio su tutti, La Scuola di Atene (1508-1511), in cui Eraclito è Michelangelo, Platone è Leonardo e Raffaello è defilato, l’unico personaggio a guardare direttamente lo spettatore.

Nel 1515 decorò anche l’ultima fascia rimasta libera della Cappella Sistina e si trovò a sostituire anche Bramante – morto inaspettatamente durante i lavori – nel completamento degli interventi progettati per la Basilica.

Morì cinque anni dopo.

Nel suo studio venne trovato un nudo femminile – La Fornarina – la cui storia è ancora oggi molto misteriosa: si tratta, forse, del grane amore di Raffaello, Margherita Luti? La definizione dell’identità della modella è ancora oggi fonte di dibattito.
Non genera dubbi, invece, il riconoscimento del grande impatto che la vita e le opere dell’artista ebbero su tanti colleghi: Guido Reni, Caravaggio, Rubens, Velasquez, Delacroix, perfinò Dalì, senza parlare dell’intero movimento dei Preraffaeliti…

Dopo 500 anni Raffaello Sanzio ci parla ancora ed è manifestazione eterna della grandezza di quegli anni incredili!

 

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